HEADER DNA _ 3000X2000 (1728 x 850 px)
Ivan Mancini 06/05/2025
3 Minutes

Le carriere nel settore Life Sciences offrono ai candidati un’ampia gamma di opportunità, in ambiti che spaziano dalla biotecnologia e bioingegneria fino alla data analytics, alla MedTech e oltre. Tuttavia, una recente ricerca condotta da Gi Life Sciences in collaborazione con Lightcast – azienda specializzata in analisi del mercato del lavoro – evidenzia un forte disallineamento tra domanda e offerta di competenze in Europa. Un fenomeno determinato da diversi fattori: l’aumento della domanda per ruoli specialistici, i cambiamenti demografici e l’accelerazione tecnologica.

Vediamo più nel dettaglio cosa sta generando questa situazione e quali azioni potrebbero fare la differenza.

 

 

Carenza di competenze nei ruoli ad alta specializzazione

Il nostro studio mostra che settori chiave come biopharma, MedTech e ricerca/analytics stanno vivendo un ampliamento del gap di competenze. Se le offerte di lavoro per posizioni come i tecnici di laboratorio e i farmacisti rimangono elevate, cresce la richiesta di figure capaci di operare in ambiti emergenti come intelligenza artificiale, sanità digitale e tecnologie mediche avanzate. Molti candidati, però, non dispongono ancora delle competenze pratiche necessarie per operare efficacemente con strumenti basati sull’AI o nei nuovi flussi digitali della sanità. In molti casi, il processo di aggiornamento è solo all’inizio. Alcuni ruoli, come i tecnici in neurodiagnostica (+550%) e gli specialisti in oncologia (+150%), stanno registrando una crescita dirompente – in risposta diretta ai bisogni legati all’invecchiamento della popolazione europea. Questo rende ancora più urgente orientare i percorsi formativi futuri verso queste aree di sviluppo.

 


Un altro elemento da considerare è l’aumento dell’età media tra i professionisti del settore. Oggi, circa un terzo delle persone impiegate nelle Life Sciences ha più di 50 anni – con il Regno Unito che registra la media anagrafica più alta, soprattutto nei ruoli tecnici e operativi. Questo pone due sfide principali: da un lato, il rischio di perdere competenze critiche con i pensionamenti; dall’altro, la difficoltà nel trovare nuove generazioni pronte a raccogliere il testimone.

Il rischio di un ulteriore squilibrio è concreto, soprattutto se i giovani scelgono di non intraprendere percorsi di studio scientifici o non considerano il settore Life Sciences come sbocco professionale. In queste circostanze, sarà fondamentale esplorare nuovi bacini di talento. La nostra ricerca indica che segmenti ancora poco valorizzati, come le donne o i professionisti senior, rappresentano un’opportunità importante.

Permane infatti un divario significativo tra i generi nei ruoli tecnici e di leadership: posizioni come medical dosimetrists o health information managers sono ancora prevalentemente ricoperte da uomini. Investire nella formazione e nello sviluppo professionale delle donne in questi ambiti, soprattutto nelle aree geografiche dove le competenze scarseggiano, può essere una leva strategica per rispondere alla domanda.

Attivare queste connessioni – tra persone, competenze e opportunità – può produrre un cambiamento reale, se affrontato con visione e inclusività.

 

La sfida delle competenze emergenti e del reskilling

Come accade in molti altri settori, anche nelle Life Sciences le organizzazioni stanno incontrando difficoltà nel trovare persone con le competenze emergenti necessarie per sostenere l’innovazione. In diverse regioni europee, ad esempio, la domanda per profili specializzati in chirurgia ortopedica o sanità digitale supera la disponibilità di candidati con le competenze adeguate.

Le aziende si trovano quindi di fronte a una decisione strategica: da una parte, rafforzare la collaborazione con enti formativi, università e centri di ricerca per facilitare l’ingresso in azienda attraverso tirocini, percorsi professionalizzanti o mentoring; dall’altra, investire direttamente nella riqualificazione dei propri team.

Secondo la nostra ricerca, il bisogno è concreto: si stima che il 50% dei professionisti attivi oggi dovrà aggiornare le proprie competenze nei prossimi anni. Ma molti faticano a tenere il passo, perché le tecnologie e i modelli organizzativi si evolvono più rapidamente della formazione disponibile. Ecco perché lo sviluppo mirato delle competenze e una strategia chiara di aggiornamento professionale diventano elementi imprescindibili per sostenere il progresso del settore.

Un’opportunità concreta per colmare le attuali lacune è rappresentata dalla mobilità del talento all’interno dell’Europa. Alcuni mercati emergenti – come Bulgaria, Ungheria e Lettonia – stanno guadagnando terreno nei settori MedTech e biotech. Offrono competenze qualificate e costi competitivi, proprio mentre alcuni hub più tradizionali dell’Europa occidentale affrontano un rallentamento o importanti ristrutturazioni.

Favorire la mobilità tra Paesi europei e incentivare lo scambio di competenze può rappresentare una risposta efficace nel breve e medio termine. Ma per realizzare questo potenziale servono investimenti concreti da parte delle aziende: in formazione, in modelli di impiego flessibili e nell’inclusione attiva di talenti ancora poco coinvolti.

Senza un’azione decisa e coordinata, il rischio è che l’Europa perda competitività rispetto a mercati come Stati Uniti e Cina.

Le connessioni giuste – tra persone, conoscenze ed esperienze – saranno il motore del cambiamento per l’intero ecosistema Life Sciences. E il momento di costruirle è ora.

 

Vuoi approfondire questi temi? Guarda il nostro webinar per saperne di più.

 

Hai bisogno di supporto per affrontare queste sfide?
Compila il modulo con i tuoi dati e uno dei nostri esperti ti contatterà per capire come possiamo aiutarti.

 

Perché le connessioni giuste non creano solo team.

Accendono l’innovazione. Valorizzano le persone.

 

Great Connections Bring Progress.

 

 


Tag:


Leave a Reply